Alla sosta il suo Genoa arriva con 5 punti di margine dalla zona retrocessione, un gruppo solido, una fase difensiva eccellente e uno spogliatoio dalla sua parte. Il tutto praticamente con la squadra della serie B e solo un aiuto minimo dal mercato estivo: aspettando i big, bravo Alberto!
Foto Tano Press Genoa Cfc
Gilardino ha fatto gol. Anche da allenatore. Prima in serie B, adesso pure al piano superiore. Undici mesi tutti d’oro sulla panchina di un Genoa che ha portato in A al primo colpo e che adesso, dopo un terzo di campionato, troviamo a +5 dalla zona retrocessione.
Numeri d’oro. Sotto, una sostanza di alto profilo, che più o meno sta convincendo anche i più scettici. Sostanza di una fase difensiva eccellente anche di fronte alle migliori batterie di attaccanti del massimo torneo. Sostanza di una squadra che ha un’idea di gioco, un’identità d’azione e piena consapevolezza di quello che c’è da fare. Nello spogliatoio, poi, tutti per Gila. Senza crepe, senza musi lunghi, con i senatori al fianco di questo loro fratello maggiore che di tutti si ricorda, che tutto spiega e che con chiunque riesce ad avere un dialogo.
Dalla notte da lupi contro la Fiorentina alle placide acque di questa sosta che consegna al campionato un Genoa in piena sintonia con i piani della vigilia, con gli obiettivi stagionali dei 777 Partners e con prospettive ancora in gran parte da affrontare, certo, ma adesso decisamente più rassicuranti rispetto a 3 mesi fa.
Già così, dati alla mano, ce n’è a sufficienza per annunciare – senza tema di smentita da parte degli espertoni da bar – che Gilardino sta imparando in fretta all’università del calcio. Tecnico emergente, che “vede” calcio non solo dal campo ma anche dalla panchina.
Ma non finisce qui. Il lavoro del Gila trova un’esaltazione e un’amplificazione nella constatazione che, fin qui, gli attuali 14 punti sono stati conquistati con un contributo minimo da parte di chi è arrivato dal mercato estivo. Quattordici punti frutto soprattutto delle abilità di chi nella passata stagione ha riportato il Grifone in serie A, arpionando un, per nulla scontato, secondo posto tra i cadetti.
Tre grandi firme nel mercato estivo: Retegui, Junior Messias e Malinovskyi. Mateo, quando la salute glielo ha permesso, qualcosa d’importante ha combinato. Il brasiliano ancora no, sempre alle prese con l’infermeria. Un piccolo contributo dall’ucraino, ma niente di clamoroso perché oggi il Ruslan genoano è ancora ben lontano da quello atalantino, che incantò ed esaltò la tifoseria bergamasca.
Il resto è un contributo incoraggiante da De Winter e pure da Vasquez, così come da Thorsby, gli unici volti nuovi fin qui in grado d’incidere, peraltro senza rivoluzioni copernicane.
Per questo, annunciamo con decisione che il vero Retegui, cioè l’uomo della svolta in questa tonica partenza del Grifone, è proprio Gilardino, valore aggiunto in una rosa a cui il mercato di gennaio dovrà quantomeno ridurre le lacune di una sessione estiva che proprio non si può non definire incompleta.
Perché Alberto è bravo, ma costringerlo a ulteriori sforzi di fantasia e a nuovi aggiustamenti tattici non è proprio il caso.