Grifone aggrappato al fattore M

Le qualità di Malinovskyi e Messias per ridisegnare un Genoa più equilibrato e incisivo

 

I numeri non mentono mai. Così, dopo 5 giornate, emerge un dato inquietante che sta scandendo il ritorno del Genoa in serie A: la miseria di 32 tiri verso la porta avversaria in questi primi 450 minuti di campionato che, calcolatrice alla mano, significa tirare una volta ogni 14 minuti, oltre 15 se consideriamo anche i recuperi! Il Grifone detiene la maglia nera di questa speciale classifica, affidabile termometro della pericolosità offensiva, ma pure del grado di spettacolarità che si è in grado di esprimere.

I 70 minuti di ottimo calcio espressi contro il Napoli, ad onor del vero oggi copia sbiadita dello squadrone in grado di stravincere l’ultimo campionato, sembravano poter invertire una tendenza divenuta preoccupante contro Fiorentina, Lazio e Torino. Invece, Lecce ha riaperto gli occhi e riportato il Grifone in quella prigione da cui serve uscire al più presto.

E’ la prigione di un baricentro troppo basso, di una difficoltà ormai cronica a non sapere cosa fare quando si ha il pallone tra i piedi. La prigione di non riuscire a supportare adeguatamente Retegui e Gudmundsson, commoventi nei loro ripiegamenti a sostegno della fase difensiva, ma poi malinconicamente abbandonati al loro destino nella metà campo altrui.

E Gilardino cosa fa? Fondamentale una presa di coscienza peraltro crediamo già abbondantemente metabolizzata. E poi, forze nuove è la risposta più elementare: il fattore M, insomma, l’inserimento nello scacchiere di un Messias finora mai convocato per colpa di un infortunio rimediato nella tournèe col Milan addirittura a luglio e di un Malinovskyi fin qui, ci dicono, in ritardo di una condizione che anche il commissario tecnico ucraino ha considerato insufficiente per convocare il talentuoso centrocampo per le gare internazionali di settembre.

Messias e Malinovskyi salvatori della patria rossoblu proprio no, ma preziose e imprescindibili novità per costruire una nuova partenza, questo sì.

Come, dove e quando inserirli? Ecco quesiti di strettissima attualità che stanno animando i confronti all’interno dello staff tecnico. Il campo invoca a squarciagola un Grifone più imprevedibile, più fantasioso, più colorato, molto meno monocorde, in grado di andare ben oltre il 40% di possesso palla, che possa dimostrare personalità anche nella metà campo altrui, sgravando così un po’ il reparto difensivo dell’immensa mole di lavoro svolta tra agosto e settembre.

Un’inversione a U che, al di là degli uomini, presuppone anche la scoperta di una nuova mentalità, perché la difesa a oltranza rappresenta una scorciatoia per rendersi la vita pericolosa.

Gilardino ha una rosa sufficiente per mettere in piedi un Genoa in grado di giocarsela più o meno con chiunque. Ma per fare questo occorre affrancarsi da quei timori e da quelle titubanze che fin qui hanno scandito un avvio di campionato, al netto del noviziato da pagare alla categoria e del blasone degli avversari, complessivamente poco incoraggiante. Soprattutto nelle prospettive a breve. Roma e Udinese molto diranno, con la convinzione che per Alberto, tecnico preparato e desideroso di emergere, adesso sia davvero arrivato il momento di osare fino in fondo e di prendere confidenza una volta per tutte col coraggio delle idee.