Accordo in scadenza a giugno, rinnovabile per un altro anno allo scattare di determinati parametri. Ma davvero la società non pensa a “blindarlo” per aprire un ciclo di almeno 5 anni? Occhio alle mosse di una concorrenza molto attenta
Foto Tano Press Genoa Cfc
GENOVA – Promozione in serie A al primo tentativo, partendo da una complicatissima situazione ereditata nel dicembre del 2022. Ora, al gradino superiore, un girone d’andata di robusti significati, concluso con l’oro di 21 punti, la valorizzazione del parco giocatori e uno spogliatoio tutto dalla sua parte.
Ma cosa deve succedere ancora o cosa si sta aspettando per “blindare” una volta per tutte Alberto Gilardino sulla panchina del Genoa?
Pensieri in libertà in un calcio dove, in tanti angoli d’Italia, ma anche d’Europa, si stringono accordi pluriennali sulla fiducia e sulle carriere, senza nemmeno un minimo di vissuto comune. Il trionfo della scatola chiusa, insomma.
Qui ci troviamo di fronte a un allenatore emergente, promosso sul campo, abile a decodificare sia il torneo cadetto (non da tutti), sia il massimo campionato italiano (non da tutti bis). Un allenatore capace di crescere dai propri errori, di valorizzare i giocatori a disposizione e di portare lo spogliatoio dalla sua parte. Sempre. Il tutto a 42 anni nemmeno compiuti. Insomma, perché non si mette nero su bianco fino al lungo termine? Voci di rinnovo zero, rumors in questa direzione ancora meno. Ora, i casi sono tre: o le parti sono talmente brave in questo periodo da lavorarci senza far trapelare nulla, oppure proprio nulla si sta muovendo. Oppure, ipotesi fantascientifica: il Genoa non è più interessato a proseguire con questo allenatore.
Qual è il problema? Molto semplice e banale, nel calcio moderno. Il problema è che da un momento all’altro a questo allenatore emergente, che il campo sta bollando come capace e di importante prospettiva, può arrivare un’offerta di quelle robuste (e magari irrinunciabili) per le prossime stagioni. A quel punto, se dal cassetto di Villa Rostan uscirà un contratto di pochi mesi, molto probabile che Gilardino se ne andrà di lì a breve. Se invece esisterà un accordo più pesante a livello temporale, il Genoa avrà senz’altro più potere contrattuale.
Dragusin, Gudmundsson, Frendrup: top player tutti “blindati” da accordi pluriennali con gran tempismo. E Gilardino? Davvero non merita lo stesso trattamento?
C’è di più: al di là dei pezzi di carta e delle belle parole, proporre ad Alberto un contratto di quelli da “matrimonio duraturo” (rinnovo triennale?) rappresenterebbe il migliore degli attestati di stima nei confronti di un ragazzo che, da quando è in sella, si è dimostrato maestro nel raffreddare tante patate bollenti e altrettante incandescenti.
Non c’è fretta? Può essere. Ma occhio alla concorrenza. Il mondo non dorme nemmeno un secondo e così, se ad esempio il Milan pensa a Thiago Motta per il dopo Pioli e diversi club stanno riflettendo sull’ascesa di Palladino, se domani qualcuno bussasse alla porta di Gilardino, sulle attuali basi contrattuali, per la società il rischio di dover pensare al successore di Alberto sarebbe l’ipotesi più probabile.