Avvio di campionato sull’altalena, ma i presupposti per costruire una grande stagione non mancano. Nonostante tutto
Foto Tano Press Genoa Cfc
I numeri dicono 8 punti in altrettante partite. La sostanza urla che potevano essere di più, forse addirittura molti di più. Genoa ondivago, un po’ troppo sprecone in zona Cesarini, sempre e comunque competitivo, a parte l’incubo dell’esordio di fronte alla Fiorentina.
Grifone che tira poco in porta, che fatica ad arrivare al 40% di possesso palla, che ha trovato nella fase difensiva la sua anima autentica.
I SINGOLI – Alcuni flash di quel che è stato, apprezzando soprattutto la crescita esponenziale di Dragusin, l’affidabilità di Bani e Vasquez, la costanza di Frendrup, il genio di Gudmundsson e la potenza di Retegui.
Aspettando l’esplosione di Malinovskyi, il ritorno di Messias, la consacrazione di De Winter e di Kutlu. Temendo che la panchina sia davvero troppo corta, che senza Retegui bisognerà dare ampio sfoggio di fantasia per fare gol. Accelerando i tempi perchè una vera e propria quadratura definitiva a centrocampo oggi ancora non c’è, con l’immenso e sempre più ingombrante punto interrogativo legato a una fase offensiva tendente al leggerino.
ALTALENA – Al tirar delle somme, incoraggianti luci e qualche ombra, comunque un Grifone competitivo, con ampi margini di miglioramento, all’inseguimento di malizia e mestiere, ciò che è mancato in quei finali al veleno. Con la consapevolezza che quella spruzzata di fortuna indispensabile per farti fare un salto di qualità, fin qui ha sorriso a qualcun altro e non certo al Grifone.
GILARDINO – Con la consapevolezza c’è in panchina un ragazzo capace, immenso ex attaccante e, in prospettiva, allenatore che sta dimostrando un bagaglio tecnico e di conoscenze davvero interessante.
Gilardino finora al Genoa ha fatto solo bene, spesso addirittura benissimo. Certo, la sua creatura fin qui non ha accontentato i palati più fini, però la sua dedizione alla causa è massima e i progressi palpabili. Alberto lavora con una rosa non perfetta, lacunosa in più punti, ma fin qui il potenziale è arrivato sul campo e non confinato nelle intenzioni. Questo basta e avanza per avvolgerlo in un cappotto di fiducia, stima, gratitudine (per una promozione non facile da conquistare, non dimenticare mai!) e incoraggiamento. Consapevoli che lo spogliatoio è sempre stato ed è tuttora dalla sua parte: condizione imprescindibile per andare da qualche parte.