Genoa coperta corta ma c’è molto di più

A Cagliari, come a Lecce, il Grifone si scioglie di fronte all’impeto di avversari più performanti. Indizi preoccupanti lontano dal Ferraris contro le pericolanti. Problemi in attacco, ma in campo gli errori sono troppi: limiti tecnici o di concentrazione? Contro il Verona servirà un altro spirito. Aspettando Retegui e Messias, basta piangersi addosso!

Foto Tano Press Genoa Cfc

Delusione infinita, amarezza ancor di più. Perché questo Genoa fa davvero fatica a convincere per 3 partite consecutive, spesso anche per 2. A Cagliari, primo tempo di pareggio più o meno assoluto. Poi Ranieri pesca abilmente dalla panchina e cambia la partita. Insieme a giocatori, i suoi, che hanno fatto molto di più per vincere. Successo legittimo per i sardi, di fronte a un Grifone preso per il collo.

Abile a raddrizzare immediatamente la partita col pallonetto di Gudmundsson, ma alla distanza incapace di arginare la superiore voglia di vincere degli avversari.

E il tutto non può essere completamente giustificato dalle pur pesanti assenze di Retegui, Messias, Bani e Jagiello. Perché chi è andato in campo, almeno potenzialmente, aveva tutto, davvero tutto, per giocarsela molto meglio e tendere a un risultato positivo francamente alla portata di fronte a un avversario in palla, sì, ma senz’altro non immarcabile.

E, invece, ecco il Genoa che non t’aspetti. Quello che viene preso d’infilata dai contrattacchi altrui. Quello che davanti a Martinez balbetta come forse mai sotto la gestione Gilardino. Quello che a centrocampo perde tanti, troppi duelli. Quello che smarrisce quell’animus pugnandi imprescindibile per far emergere qualità e affini.

Insomma, un netto passo indietro, soprattutto a livello di atteggiamento, rispetto alla positivissima partita vinta contro la Salernitana soltanto l’altro venerdì. Perché? A fine gara, onestamente Gilardino ha ammesso che le “imperfezioni” sono state troppe. Già, perché? La qualità di chi è andato in campo non si discute. Qualità in moltissimi casi persino superiore a quella degli avversari. E allora? Allora il dito viene puntato verso una concentrazione che francamente non è proprio sembrata quella dei giorni migliori.

Peccato immenso, perché di fronte c’era una pari categoria, con in palio punti che valevano doppio.

Voltare pagina, certo. Ma senza dimenticare. Perché questa è una lezione che va capitalizzata fino in fondo. La riprova, alla ripresa del campionato, quando il Genoa giocherà un nuovo scontro diretto lontano dal Ferraris. Stavolta a Frosinone. Ecco, lì servirà una decisa inversione di tendenza, perché continuare a concedere punti a certe squadre alla distanza può diventare pericoloso, se non addirittura letale.

Grifone senza Retegui. E senza Messias. Bisogna farsene subito una ragione. Confidando che la ruota della fortuna giri, certo, ma stoppando subito questo infinito piangersi addosso che fa solo il gioco degli avversari.

Dice giusto Badelj quando afferma: “Tutti dobbiamo dare di più”. D’accordo la mancanza del bomber e del fantasista. Ma a Cagliari un gol il Grifone lo ha pur sempre segnato e, quindi, a maggior ragione, con un impatto più convinto sul secondo tempo, un risultato positivo probabilmente non sarebbe sfuggito. A essere onesti fino in fondo, il Genoa due palle gol in zona Cesarini le ha pur sempre costruite: quella poi sprecata da Puscas e quella uscita di una manciata di centimetri di Dragusin.

Gira male, su questo non ci piove. Ma, appunto perché oggi gli dei del calcio non strizzano l’occhio al Grifone, è consigliabile giocare ogni pallone come se fosse l’ultimo. Da parte di tutti. Non solo dai soliti lottatori. Come Sabelli, come Dragusin, come Gudmundsson, giusto per fare qualche nome di gente sempre impeccabile per spirito e tenacia.

Contro il Verona una riprova clamorosa. Da non fallire. Servirà una partita da Grifone. Ma questo i ragazzi lo sanno bene.