A Bergamo una nuova prova convincente, ma senza Retegui e Messias mancano appoggi fondamentali per sviluppare il gioco offensivo. I limiti di una panchina che sta offrendo sempre di meno. Ekuban, solo elogi!
Davvero qualcuno ha il coraggio di criticare questo Grifone? Davvero qualcuno storce il naso di fronte a una prestazione come quella del Genoa su uno dei campi più difficili della serie A?
A Bergamo la squadra di Gilardino ha oggettivamente giocato molto meglio rispetto ad esempio a partite tatticamente simili, cioè quelle con Lazio e Torino. Dimostrando un’evoluzione nel gioco, ribattendo colpo su colpo, sforzandosi di non farsi schiacciare nei propri 16 metri, concedendo il giusto.
Poi, però, arriva il Var e, per un motivo o per un altro, chi esce con un verdetto favorevole non è certo il Grifone. Contro il Milan, gol convalidato a Pulisic perché – ci hanno detto – non è stata trovata una chiara immagine pronta a testimoniare l’effettivo fallo di mano dell’attaccante rossonero.
A Bergamo, invece, prima Marinelli annulla il gol di Lookman, poi però va al Var e ritorna sulla sua decisione, assegnando la rete all’Atalanta. Noi l’immagine che certifichi al 100% il mancato tocco di mano del giocatore atalantino non l’abbiamo trovata né vista. Evidentemente Marinelli non è stato del nostro avviso.
E quindi? Sempre e comunque convinti che il Genoa non sia al centro di un complotto, ma che comunque abbia tutto il diritto di essere tutelato, allarghiamo le braccia, nella speranza che prima o poi la ruota della fortuna giri anche nella direzione rossoblu.
Confidando pure che episodi simili vengano gestiti con lo stesso metro di giudizio. Altrimenti, polemiche e, soprattutto, danni saranno inevitabili. Indipendentemente dal Genoa. Chiuso il capitolo Var, eccoci una volta ancora a elogiare una fase difensiva che anche al Gewiss Stadium ha meritato sinceri consensi. Leali ha dimostrato che su di lui si può contare. Venerdì contro la Salernitana tornerà in panchina, ma con una nuova consapevolezza. E tanti complimenti, che senz’altro fanno morale. Mentre Dragusin si conferma sempre più leader, non solo nel suo reparto.
Piuttosto, ci aspettavamo più intraprendenza da parte di un Malinovskyi che, invece, non è riuscito a trovare il cambio di passo. Prova sufficiente quella dell’ucraino, ma da lui (e da chi sennò?), in un centrocampo dove abbonda la quantità, naturale attendersi quella qualità e quelle invenzioni indispensabili per sostenere chi gioca davanti.
A proposito? Francamente incomprensibili le critiche a un Ekuban uscito stremato dal campo, generoso all’inverosimile, che le ha davvero provate tutte per far salire la squadra. Volevate i tiri, volevate i gol? Ecco, intanto giocare col compagno più vicino a 20-30 metri non è semplicissimo proprio per nessuno. In più, pretendere da lui quello che, invece, legittimamente ci si può aspettare da Retegui, ci sembra davvero ingeneroso. Giocatori diversi, con potenziali diversi e, di rimbalzo, con rendimenti diversi.
In più, considerato che il calcio rimane un gioco di squadra, naturale rapportare il discorso a un piano collettivo. Piuttosto, a proposito di potenzialità, forse era più lecito aspettarsi qualche invenzione in più da un Gudmundsson peraltro sistematicamente raddoppiato, se non addirittura triplicato quando entrava in possesso di palla.
Una precisazione. I nostri giudizi sui giocatori sono legati a stretto filo alle loro potenzialità: così, da questo pulpito, a Bergamo secondo noi Ekuban merita un voto più alto di Malinovskyi. Perché Eku ha giocato praticamente a ridosso dei suoi limiti, mentre Mali molto meno. Punti di vista. Per ora chiudiamo qui, fermamente convinti che, al di là di alti e bassi sulla coda dell’estate e all’alba dell’autunno, il vero campionato del Grifone cominci venerdì contro la Salernitana, prima di 5 finali consecutive di Champions League che tutto o quasi diranno sulle prospettive a breve e a medio termine di questo Genoa ancora da decifrare con precisione.